In una scuola della mia città, in uno dei quartieri storici e ricchi di interculturalità, è successa una cosa gravissima.
Dei genitori hanno deciso di spostare i loro figli, in prima elementare, in altre scuole, perché nella classe ci sono sette alunni stranieri su venti, stranieri fino ad certo punto, cinque di questi sono nati a Bari e senza nessuno gap linguistico.
Quindi la motivazione è perché sono stranieri.
Siamo tornati indietro negli anni. L’omertà regna sovrana nella nostra società, striscia come le bisce nelle fogne, tra la gente comune, tra le relazioni tossiche e di doppia facciata che si creano nelle dinamiche scolastiche.
Lo dico come se fossi io uno di loro, se fosse capitato bella classe di mio figlio sarei andato da loro a dargli un calcio nel sedere e farli ragionare un po’, forse hanno bisogno, da genitori, di maturare e comprendere, dentro di loro, in che cosa stanno sbagliando e di come messaggi devianti come questi possono essere indirettamente e fortemente diseducativi per i loro figli.
Cosa gli stanno insegnando con questa scelta?
Se la ponessero questa domanda. E molte altre.
Mi rivolgo a voi se mai mi leggerete. E lo ripeto:
Cosa avete insegnato ai vostri figli con questa scelta?
La scuola è unica, aperta, accogliente, interculturale, formativa ed educativa e non è certo quella che alcuni genitori pensano che sia, da genitore mi sento offeso da un gesto del genere, razzista oserei dire, che ci fa capire quanto siamo immaturi a livello educativo, civico ed umano.
Poveri, di animo e di spirito.
Spero possano tornare sui loro passi e complimenti al dirigente scolastico, Gerardo Marchitelli, che ha semplicemente detto: se non accettate questa cosa quella è la porta d’uscita.
Che amaro in bocca lascia questa storia, eppure Bari non è questa, la scuola vera non è questa.
E lo sappiamo tutti.
I bambini non sanno cosa sia il razzismo, cosa voglia dire essere stranieri…come se esserlo sia una colpa. I bambini sono solo bambini. Di stranieri in quella classe non ce ne è manco uno.
Provate a chiederlo a loro. Siamo noi adulti il vero problema. Siamo noi adulti gli stranieri di noi stessi.